Tra i cinque sensi l’olfatto è davvero il più strano. Le informazioni che arrivano al nostro cervello attraverso questo canale seguono una corsia preferenziale che le porta direttamente al sistema limbico, ossia a quella parte di sistema nervoso legata alle emozioni e alla memoria. Se descrivere a parole un profumo è pressoché impossibile, basta sentirlo ed ecco che le emozioni ci catapultano nel ricordo di un evento.
Nella vita procediamo “a naso” più di quanto immaginiamo e la vita spirituale funziona in modo del tutto analogo.
Questa tappa del nostro cammino tra i sensi spirituali si ferma a Cafarnao e la voce guida è quella dell’evangelista Luca. Per prima cosa scopriamo gli attori in scena.
Primo personaggio: Simone, fariseo. Uno di quelli che la legge di Mosè la sa a memoria e, per di più per preservarla, ci fa anche la siepe: per essere sicuro di non violare nessuna norma, ne aggiunge altre a protezione. Un super osservante.
Secondo personaggio: Gesù di Nazareth, rabbi, o forse profeta. Ha appena detto ai farisei: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. Forse Simone l’ha invitato perché ha voglia di piangere e ballare.
Terzo personaggio: Senza nome, prostituta, noncurante della siepe. Sente che Gesù è a casa del Fariseo e si mette in cammino. Di lei non sappiamo altro, ma appena varca la porta, l’evangelista Luca ferma il tempo e ci descrive ogni suo movimento: stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Sta dietro. Troppo indegna per guardare negli occhi il volto di colui nel quale ha posto ogni speranza di vita.
Presso i piedi di Lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime. Brividi. Un fiume di lacrime sta lavando via il trucco che copriva i suoi occhi. Non c’è più bisogno di sedurre nessuno. Le lacrime possono scorrere, libere, e posarsi leggere sui piedi di Gesù.
Poi li asciugava con i suoi capelli. Non è attrezzata la donna per questo pediluvio. Gesù userà un asciugamano e un catino per compiere lo stesso gesto con i suoi apostoli. Questa donna, invece, usa tutto ciò che ha, usa tutto ciò che è. Capelli e lacrime.
Li baciava. Non una volta, tante volte. Continuamente. Quasi a volere aggiustare le sue labbra da tutti i baci sbagliati dati fino ad ora. Simone è scandalizzato, ma come non esserlo? Una prostituta sta baciando i piedi a Dio.
Li cospargeva di profumo. La fragranza di quell’unguento dai piedi di Gesù, lentamente, si diffonde e copre ogni cosa. Chissà quante volte lo stesso profumo lo aveva usato per attrarre uomini. Chissà come tra le loro braccia lo stesso unguento avesse tutt’altro odore, odore di morte.
Ora unge l’unto del Signore e Cristo trasforma la sua prostituzione in profumo a lui gradito.
Fermiamo questo istante, prima che Simone rovini tutto con la sua ragionevolezza.
Possiamo limitarci a un livello superficiale e consolarci del fatto che se Gesù ha perdonato una prostituta, forse c’è speranza anche per noi. Ma sarebbe poco. Se ci lasciamo trascinare dai sensi di Gesù, ci mettiamo nei suoi occhi, scopriamo un pezzo del cuore di Dio, scopriamo chi è il nostro Dio. Uno che conosce la passione dell’abbraccio, il dolore del rifiuto, il brivido per la carezza dei capelli intrisi di nardo della donna peccatrice e amante (Hermes Ronchi).
A Dio piace il profumo, perché Dio è profumo: è spreco di Amore che raggiunge tutti.
Se ci mettiamo in ascolto possiamo sentire la voce dell’amata del Cantico dei Cantici che ripete “Profumo è il tuo nome”. Possiamo sentire l’amato che risponde: “Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto più inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguenti, più di ogni balsamo.”
La vita cristiana non è etica, ma estetica (H.U. von Balthasar). A farci mettere in cammino non bastano concetti, ragionamenti, idee, regole. Serve sentire il profumo di Cristo, lasciarsi sedurre, non accontentarsi di ciò che non fa infiammare il cuore. Tra i tanti testimoni di questa esperienza c’è Agostino. Anni e anni passati a cercare la verità in un concetto, poi l’incontro con il Vivente che descrive così:
Amo una luce e una voce,
un profumo, un cibo, un abbraccio,
quando amo il mio Dio;
luce, voce, profumo, cibo e abbraccio
in cui brilla per la mia anima ciò che lo spazio non contiene,
risuona ciò che il tempo rapace non prende,
si espande un profumo che il vento non dissipa,
si gusta un cibo che voracità non distrugge,
si stringe un abbraccio che sazietà non disserra.
Luce, voce, profumo, cibo, abbraccio, cioè vista, udito, olfatto, gusto, tatto. Dio vuole comunicarsi all’uomo, e non c’è senso che non possa diventare canale per essere raggiunti dal suo Amore.