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2 febbraio: memoria di una promessa

Celebrare la Giornata della Vita Consacrata ogni anno con la liturgia della Presentazione al Tempio di Gesù riporta ciascuno a riconoscere che una LUCE nel cammino cristiano personale può venire dalla presenza – se non da sempre, almeno da molti secoli, nella storia della chiesa – di alcuni seguaci “speciali” del Signore Gesù e del suo Vangelo.
Ma quale luce? E oggi, quale vita consacrata?
Scrive Thomas Merton: “Il monaco [il consacrato] non esiste per conservare alcunché, fosse anche la contemplazione o la stessa religione. Il suo ruolo non è tanto di tener viva nel mondo la memoria di Dio. Dio per vivere e agire nel mondo non dipende da nessuno, nemmeno dai suoi monaci! Il ruolo del monaco [del consacrato] ai nostri giorni è invece testimonia­re che il contatto con Dio mantiene vivi. Il monaco [il consacrato] ha, come sua prima funzione, il compito di essere monaco [consacrato], di essere un uomo di Dio, che è come dire un uomo che vive solo grazie a Dio e per Dio”.

vita consacrata

La radicalità evangelica è una chiamata per ogni cristiano, non solo per la persona consacrata, ma pur condividendo questa chiamata con ogni battezzato, la vita consacrata ne coglie profondamente l’esigenza e la gioiosa fatica!
L’appartenere a Cristo grazie all’essere innestati, con il Battesimo, nella Vita Nuova che viene da Lui, è proprio di ogni cristiano, di ogni battezzato che può nutrire e curare questa stessa vita nella Liturgia e con i Sacramenti, ma la vita consacrata manifesta nella comunità cristiana l’esclusività di questa appartenenza, il primato degli interessi del Regno rispetto ai propri, il primato della relazione con Cristo nella preghiera, il primato del dono di Dio che, per gratitudine, suscita il dono di sé.

bibbia

Anche la fede è dono originario per ogni cristiano, non è certo qualcosa di specifico dei consacrati!
Scrive papa Francesco nel documento Lumen Fidei: “Nella fede, Cristo non è soltanto Colui in cui crediamo, la manifestazione massima dell’amore di Dio, ma anche Colui al quale ci uniamo per poter credere. La fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere. … Abbiamo bisogno di qualcuno che sia affidabile ed esperto nelle cose di Dio. … Colui che crede, nell’accettare il dono della fede, è trasformato in una creatura nuova, riceve un nuovo essere, un essere filiale, diventa figlio nel Figlio”. E continua: “La vita nella fede, in quanto esistenza filiale, è riconoscere il dono originario e radicale che sta alla base dell’esistenza dell’uomo e può riassumersi nella domanda di san Paolo ai Corinzi: “Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?”
La vita consacrata può ancora farsi “esperta nelle cose di Dio” e suscitare questa stessa domanda: “Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?”, può favorire l’incontro personale con Cristo e “contagiare” nella risposta generosa e gratuita con il dono di sé, come esigenza di gratitudine e condivisione.

novizie

La vita consacrata può farsi esperta nell’accoglienza della Comunione che viene da Dio solo, lottando ogni giorno per non mettere impedimenti alla circolarità di questo stesso dono; può suscitare l’atteggiamento di “farsi prossimo” a ogni fratello e sorella nel cammino della vita, viaggio di ritorno alla casa del Padre!
La vita consacrata inoltre, “memoria di una promessa”, ci apre alla speranza e con i Voti di castità, povertà e obbedienza ancora oggi sfida gli idoli del mondo e ne svela la contraddizione. Scrive il vescovo di Mantova Marco Busca:
Tutto ciò che del mondo non lo separa da Dio gli appartiene. Però la vita del consacrato è anche una contestazione perché prende le distanze e si estranea dal mondo mondano che vorrebbe sedurlo… Mentre il resto del mondo si inchina davanti al denaro, al potere e al successo, il consacrato respinge gli espedienti mondani e si dona, nella povertà, nell’obbedienza e nell’umiltà, al suo Dio e Padre. Mentre il resto del mondo adora la tecnica ed è impegnato in uno sfrenato culto del lavoro fine a se stesso, il consacrato, che come tutti gli uomini vive del lavoro delle proprie mani, ricorda che l’attività più alta e fruttuosa dell’uomo è il “lavoro” spirituale della santità. Mentre il mondo, reso schiavo dai propri bisogni e desideri effimeri di felicità, impazzisce d’ansia, il consacrato s’innalza al di sopra dell’angoscia per dimorare in pace nel “sabato” dell’amore trinitario”.

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Nella compagnia degli uomini, nel cuore della vita della Chiesa, nelle periferie del mondo o delle esistenze, nelle vicende quotidiane di ciascuno, da “salvata, la persona consacrata si fa presenza accogliente e orante, presenza di ascolto e di intercessione, di servizio e di incontro, si fa tutta a tutti, semplicemente contenta del Signore!!!

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