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Se nessuno rischia, come si fa nella vita?

Luca Attanasio

Luca Attanasio, 43 anni, dal 2017 in Congo. L’ambasciatore dalla parte dei poveri. Ucciso durante un attentato in cui forse lo scopo era solo racimolare qualche cassa di viveri. In tanti parlano di lui in questi giorni. Anche noi abbiamo voluto sentire dalla voce delle Suore Adoratrici in Congo chi era per loro l’ambasciatore Luca.

Suor Antonietta racconta che un gruppetto di suore questa mattina – martedì 23 febbraio – all’indomani dell’assassinio, sono andate all’ambasciata a portare le loro condoglianze alla moglie, Zakia Seddiki, la donna di origine marocchina che gli ha dato tre splendide figlie. E, raggiunte al telefono, raccontano: «È triste, triste. Siamo andati dalla moglie, nel suo dolore ha una dignità che fa piangere. Le bambine, una bimba di tre anni e due gemelle di 2 anni, ci saltavano addosso per la gioia di rivederci. La moglie è una bravissima donna, molto umana, aveva fondato l’associazione Mama Sofia, per mamme e bambini in difficoltà. Il Signore li ha proprio messi insieme per fare del bene a questa terra».
Lo conoscevano bene. Nei pochi anni in cui era stato ambasciatore, aveva voluto visitare personalmente tutte le missioni italiane in Congo. L’anno scorso era stato in visita a Lonzo, la nostra missione nell’interno del Paese, e spesso si faceva vivo con dei messaggi in cui esprimeva la sua vicinanza e il suo interesse per tutti i missionari presenti in Congo.
Aggiunge suor Antonietta: «Questa mattina la moglie ci ha rivelato che avevano in programma di fare visita alla maternità di Binza, per manifestare la loro vicinanza anche a quelle mamme e a quei bambini. Aveva l’Africa nel cuore. Non svolgeva il suo ruolo di ambasciatore seduto alla scrivania, ma in mezzo alla gente, abbassandosi. Non è facile trovare persone così a quei livelli diplomatici e politici. Ma lui era una persona speciale. Si occupava personalmente dei poveri, e anche ieri stava andando a visitare i centri del Congo orientale, dove gli alimenti del PAM, il Programma Alimentazione Mondiale, erano destinati. Voleva essere certo che quei bambini bisognosi avrebbero davvero ricevuto quanto a loro apparteneva. Partito con un convoglio dell’ONU carico di alimenti, non aveva la scorta, se non quella ordinaria, perché gli era stato assicurato che non c’era pericolo. E invece in una improvvisa imboscata ha perso la vita. È una zona pericolosa quella, ai confini tra Uganda e Ruanda, con frontiere che non sono mai state definite. È una zona sempre calda e nessuno riesce a gestire una situazione del genere. Luca non era uno sprovveduto, ma non era nemmeno uno che si ferma di fronte alla paura. Pochi giorni fa aveva confidato al suo parroco di Limbiate: “Se nessuno rischia, come si fa nella vita?”.
È un martire, innocente, che ha dato la vita in missione per i poveri, per dare volto e voce a chi non ha volto e voce. Sì, l’ambasciatore Luca rimane come modello, per ricordare quanto ancora oggi sia vero il comandamento “Non c’è amore più grande di chi dà la vita per gli amici”. Questo era Luca Attanasio: un vero amico del popolo congolese».

Per questo le Suore Adoratrici, presenti in Congo dal 1958, oggi continuano a ripetere: «È triste, è molto triste ciò che è successo, ma siamo certe che questo sangue innocente non sia caduto invano. Amato dagli italiani e dai congolesi, è stato uomo di pace, non semplicemente per lavoro, ma forte di un amore più grande». Quello stesso amore che la mattina prima dell’attentato Luca ha incontrato nella Messa a cui ha partecipato.
L’amore di Cristo.
Amore fino alla fine.

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