La bellezza e la gratuità di una Chiesa eucaristica
Hanno suonato a festa le campane di Rivolta d’Adda il 1° ottobre 2022 in occasione della professione perpetua di suor Evelina Dabellani. Originaria di San Giovanni in Croce (CR), suor Evelina è approdata alle Suore Adoratrici dopo un’altra esperienza di servizio e di consacrazione. Nella chiesa di Casa Madre, attorniata da familiari, consorelle e tanti amici che ha incontrato in questi anni, ha detto il suo sì per sempre al Signore che l’ha chiamata. Proprio così è iniziato il rito della professione, con la chiamata per nome da parte della sua Madre Maestra, suor Camilla Zani, a nome della Chiesa. E suor Evelina, senza tentennamenti, ha risposto il suo “Eccomi Signore”.
È toccato al vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che ha presieduto l’Eucaristia con una decina di sacerdoti concelebranti, a quel punto introdurre l’omelia e lo ha fatto con un gesto che lui stesso ha auspicato essere profetico. Si è abbassato e, dal pavimento marmoreo del presbiterio, monsignor Napolioni ha raccolto un granello di polvere e lo ha donato a Evelina. Un niente, un granello quasi invisibile, che richiamava quel piccolo granello di senape di cui parlava il Vangelo. Il più piccolo tra i semi che produce il più grande degli alberi. Così quel granello di polvere dice chi siamo noi, un niente che nelle mani di Dio e avvolto dal suo amore diventa grande. “Questo – ha continuato il vescovo Antonio – è ciò che oggi succede nella vita di suor Evelina, che realizza il sogno di un incontro con il suo Signore che trasforma il suo niente in tutto e le dona se stesso, il tempo e l’eternità”.
L’omelia poi è continuata con il commento alla celebre frase che riporta il vangelo di Luca: “Siamo servi inutili”. In fondo anche “la professione religiosa è il trionfo dell’inutilità e della gratuità, non ci si guadagna niente, anzi, agli occhi degli uomini si fa una scelta assurda contro ogni logica”. Eppure il Vangelo è il segreto di “un cammino inutile, gratuito, ma necessario perché porta a compimento la vita e apre l’eternità. Così, arricchiti dall’acqua del battesimo e dal sangue dell’eucaristia la nostra povera polvere riprende vita e diventa vita abbondante”.
La celebrazione è continuata con il rito della professione che ha visto il Vescovo porre a suor Evelina le domande sul suo vero desiderio di consacrarsi totalmente a Cristo. Il canto delle litanie, durante le quali suor Evelina si è prostrata a terra, ha fatto risuonare, dalla voce di don Michele Martinelli, i nomi di tanti amici santi che, oggi più che mai, sembrano voler far sì che il cielo scenda sulla terra e abbracci questa nostra sorella.
Il momento della professione ha visto suor Evelina in ginocchio, mani nelle mani con madre Isabella Vecchio, pronunciare i voti di povertà, castità e obbedienza per tutta la vita nella famiglia delle Adoratrici.
Ma forse per tutti il gesto più toccante è stata la consegna dell’anello, quando il Vescovo ha infilato nell’anulare della mano sinistra di Evelina l’anello dicendo parole che solo la liturgia può osare esprimere: “Sposa dell’eterno Re, ricevi l’anello nuziale e custodisci integra la fedeltà al tuo Sposo”.
Momenti solenni, emozione tangibile, gioia indescrivibile, il tutto accompagnato dall’animazione curata dal coro di Pessina Cremonese. La chiesa di Casa Madre è scoppiata più volte in un applauso di riconoscenza e di lode non solo alla sposa, molto più allo Sposo.
Un dono grande per la Chiesa e per il mondo, come ha ricordato madre Isabella al termine della messa, una professione perpetua è un segno dell’amore senza fine di Dio, che continua a chiamare e a mandare perché nel mondo si possa continuare a sognare la bellezza e la gratuità di una Chiesa eucaristica.