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Il logo del centenario
Poche linee, molto essenziali, come essenziale è il Beato Francesco Spinelli nel suo messaggio, che continua da decenni a dare senso alla nostra presenza nella Chiesa.
Una croce stilizzata, lineare, che rinvia all’“eccesso d’amore” di cui è simbolo. Amore che viene direttamente dall’alto, da Dio: lì va cercato, attinto, alimentato. All’intersezione delle due braccia un cerchio bianco: evidente il riferimento all’Eucaristia, la forma che l’amore di Dio assume per ogni uomo che se ne voglia cibare, che voglia stare in sua prolungata compagnia.
Sullo sfondo colori caldi, accesi, per dire un fuoco, una fiamma che non ha smesso di ardere da quel giorno in cui padre Spinelli ha fondato un istituto di suore dedite all’adorazione per attingere la fiamma della carità. Un istituto di suore che non desiderano altro che essere quella scintilla che continua a scaldare il mondo di accesa carità. Una carità che è il nome stesso di Dio, che è la sua essenza, il dono continuo con cui si offre all’umanità. Una carità che per Don Francesco e le sue figlie trova la sua ispirazione e la massima espressione nel mistero pasquale vissuto nell’Eucaristia. Una carità che richiama la nostra origine in Santa Maria Maggiore dove, in ginocchio, il Fondatore contempla il mistero dell’Incarnazione, di fronte alla culla di Betlem.
Cento anni dalla morte di Don Francesco. Cento anni per far memoria. Cento anni di fuoco acceso, di fiamma ardente. Cento anni di un’accesa carità, quella di Dio, che in mille e mille modi ha potuto farsi carne attraverso il dono di un prete che ha lasciato in eredità alle sue figlie un dono e un impegno:diventare, nel freddo del mondo, come piccole fiamme di accesa carità.
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