Natale è la festa di Gesù che nasce per noi. Natale è la festa di Dio che da sempre ha pensato a noi.
Anche quest’anno la comunità delle suore Adoratrici del SS. Sacramento residente presso la Casa Madre a Rivolta d’Adda, in vista della festa del S. Natale, si è sbizzarrita realizzando uno splendido presepio. Di seguito, riportiamo alcuni scatti fotografici e la descrizione molto interessante di questa opera.
In un eccesso d’amore mai più udito, Dio ha creato l’uomo, e l’ha creato non solo capace di pensare, di fare, di amare, ma molto di più. L’ha creato col desiderio infinito di cercare Dio, perché il suo cuore è fatto per l’infinito e solo in Dio può trovare quella pienezza di vita e di amore che lo può riempire.
Ma dal momento in cui l’uomo ha voluto fare di testa sua, col peccato si è perduto.Da quel giorno Dio non ha smesso di inventare mille e mille modi per cercare la sua creatura prediletta, colui che è fatto a sua immagine, l’uomo.
E dal suo cuore nasce quella domanda piena di preoccupazione e di tenerezza: «Adamo, dove sei?». Carlo, Andrea, Martina, Elisa, Gabriele, dove sei? Tutta la storia della salvezza è questa ricerca senza sosta di Dio nei confronti dell’uomo, per poter tornare a essere uno per l’altro, uno con l’altro, uno l’altro.
La comunione perfetta che l’uomo respirava nell’Eden si è rotta per la presunzione di Adamo ed Eva, di ciascuno di noi, di voler essere come Dio. Ma la conseguenza è solo tanta solitudine, e la fatica di guadagnarsi da vivere col sudore della fronte, perché la natura non è più vista come un dono gratuito, ma come un peso da conquistare.
Quando il popolo raggiunge la terra promessa, protagonista è ancora il grano, covoni pieni di vita, capaci di diventare pane per sfamare il corpo e il cuore. Sono il segno di Gesù, quel covone prediletto, gradito a Dio, che a lui si dona per il bene di tutti. Era la festa delle Capanne in Israele; è ogni festa per noi, dove la fonte della gioia vera è, comunque e sempre, la presenza del Signore in mezzo a noi.
I campi di grano ricordano anche Ruth, la bis bisnonna di Gesù, straniera, profuga, che va a spigolare nei campi di grano per poter sopravvivere. Saranno proprio piccoli chicchi di grano lasciati in mezzo al campo a nutrire la sua fame di cibo e di amore fino a farla diventare la nonna di Davide, la nonna di Gesù. Il tutto si compie proprio a Betlemme, casa di Davide, casa del pane.
Lì dove un pane è già pronto per essere macinato non nel mulino ad acqua, ma sul mulino della croce, per la salvezza dell’umanità.
Ma chi è il vero pane disceso dal cielo, l’unico capace di sfamare ogni fame, perché pane vivo, tanto che chi ne mangia non morirà in eterno? È lui, Gesù, il Verbo fatto carne, il Verbo fatto pane. Nasce in una mangiatoia, cibo per l’umanità, che, se si lascia amare da lui, non avrà più fame e non avrà più sete in eterno.
È un Dio chi si fa pane, per nutrire l’uomo e la sua fatica; è un Dio che si fa pane, perché l’uomo capisca che senza di lui non può vivere; è un Dio che si fa pane, per diventare una cosa sola con l’uomo. E torna la comunione che Dio aveva sognato da sempre.
È un Dio che si fa pane, e decide di rimanere pane fino alla fine del mondo. È il pane dell’Eucaristia, dove ogni giorno, si ripete il mistero del Natale: Dio nasce in mezzo a noi non una volta, ma ogni volta che noi lo sappiamo accogliere, perché, nutrendoci di lui, anche noi possiamo diventare pane spezzato per la vita del mondo. Allora è davvero Natale!