Un riflesso di Luce
Un giorno un papà entrò in una chiesa con suo figlio. Il bambino si fermò a guardare le grandi vetrate delle pareti su cui erano raffigurati dei santi. Erano attraversate dai raggi del sole e riempivano la chiesa di splendidi colori. Il bambino chiese al papà: «Papà, che cos’è quello che brilla di tanti colori?» Dopo la risposta accurata del papà il bimbo disse:
«Allora i santi sono come le vetrate! Se attraverso di esse possiamo vedere la luce del sole, attraverso i santi possiamo vedere l’amore di Dio! »
Sì, come attraverso le vetrate vediamo filtrati i raggi del sole in tanti colori e forme, i santi riflettono in modo unico e diverso il mistero di Dio. E questo lo possiamo dire di ciascun battezzato, di ciascuno di noi!
Riflettiamo su uno dei riflessi di luce che ci regala la vita e la testimonianza del beato Francesco Spinelli e che lo rende somigliantissimo al Signore Gesù: la sua santità anche nei momenti di ARDUITA’. Arduità… aggettivo sconosciuto e poco usato che viene dal latino arduus “arduo, erto, alto”, difficile a salire, ripido, scosceso. Il disagevole, impervio, malagevole, scomodo, difficile a compiersi, complicato difficile, difficoltoso, faticoso, impegnativo, ostico, problematico.
Leggendo queste parole ci può venir in mente il momento in cui Gesù dopo aver annunciato ai suoi discepoli che doveva soffrire, essere rifiutato, morire e risorgere si incammina deciso verso Gerusalemme (Cfr Lc 9, 51). E con le parole di papa Francesco possiamo dire che
«Gesù è il Signore del rischio, è il Signore del sempre “oltre”. Gesù non è il Signore del confort, della sicurezza e della comodità. Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia» (Papa Francesco, GMG Cracovia 2016).
Don Francesco ha vissuto fino in fondo questo rischio, ricevendo il coraggio dal Signore e anche lui ha intrapreso strade mai pensate, in salita, scomode che alcuni testimoni ci raccontano:
«Don Francesco ha praticato le virtù in grado eroico, e non soltanto questa e quella, ma tutte; sia per la costanza, la prontezza, il gusto fervoroso che metteva nell’esercitarle; sia anche per averle esercitate in circostanze di particolari difficoltà, assolutamente non comuni. Mi basta ricordare per esempio: il fallimento ed il processo; le lunghe e forti sofferenze della sua infermità; tutte le privazioni che si è imposte per soddisfare i danneggiati, pur essendo consapevole della sua innocenza; l’ardimento da lui dimostrato nel ridare vita all’Istituto dalle rovine, e nell’intraprendere tutte le opere che avrebbero scoraggiato chiunque » Suor Rosa Viganò
«Sopportando avversità, offese e sventure prima, durante e dopo il fallimento, rimettendosi all’opera con tanta fermezza a Rivolta d’Adda e sopportando con tanta fortezza i dolori inenarrabili della sua malattia» Suor Margherita Vitali
Vivendo vicino a Padre Spinelli m’è parso che ci volesse una virtù eroica per rinunciare, come egli ha fatto, al più legittimo diritto di difesa, in occasione del fallimento, andando così incontro a danni incalcolabili morali e materiali, a vivere in una povertà che a nessun sacerdote è domandata; a non reagire a certe offese pur avendo un temperamento tutt’altro che mite» Padre Alessandro Lamberti
NB: Le testimonianze sono tratte Positio Super Virtutibus – PSV vol.I/1