Giovanna d’Arco ad una domanda subdola dei suoi giudici ecclesiastici che la interrogavano riguardo al fatto se sapeva d’essere nella grazia di Dio, rispose: “Se non vi sono, Dio mi vuole mettere; se ci sono, Dio mi vuole custodire in essa” (CCC 2005). Credo che questa risposta di Giovanna d’Arco riveli delle virtù già esistenti in lei come abito. Virtù eroiche che si presentano in quelle circostanze straordinarie che costituiscono un banco di prova.
Così è stato anche per don Francesco Spinelli, il Rev. Paolo Moroni afferma:
Secondo me il Servo di Dio ha praticato le virtù cristiane in genere e quelle proprie del suo stato in grado eroico. Io non ho elementi di prova per ciascuna singola virtù, lo deduco dalla constatazione che ho fatto circa qualcuna di esse, persuaso come sono, che la virtù vera è cosa indivisibile. Le atroci sofferenze che, crescendo ognora più, lo afflissero per venti anni nella sua infermità, sopportate tutte senza interrompere il suo ritmo di lavoro, senza lamenti, senza manifeste tristezze, senza mendicare conforti, senza cercare sollievo fisico con cure particolari, stanno a dimostrare autentico eroismo. Così come lo dimostra la sua vita sempre intensa, sempre continua, sempre alacre e sempre serena, tesa tutta quanta alla perfezione nel compimento del dovere quotidiano.
Anelito costante alla carità e una vita “piena” di Cristo, dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri, delle sue opere sono riflesse nella vita di don Francesco. Gli atti virtuosi non sono stati solo pensati ma esercitati, vissuti perché in quanto abito questi si vedono, si gustano. Don Francesco “inzuppato” di Cristo, rivestito di Lui non può che contagiare coloro che lo avvicinano o verso i quali si fa vicino.
Il Rev. Giovanni Desirelli testimonia:
L’ho trovato sempre esemplare in tutto”, “la sua virtù esercitava sull’animo mio una profonda e singolare attrattiva: inoltre avvertivo che nel suo spirito rimanessero ancora nascoste ricchezze spirituali che io non sono riuscito a individuare.
Incontrato don Francesco resta un GUSTO DENTRO!
La quotidiana esperienza della prolungata conversazione con il Signore nell’adorazione eucaristica lo trasfigura fin nelle midolla e coloro che lo incontrano fanno loro stessi esperienza del Cristo che abita in lui. Ogni cosa in lui parlava del Signore. La straordinarietà in don Francesco non si può separare dalla quotidianità. E’ straordinario nell’ordinario e questo ha fatto sì che nei momenti più difficili e bui della sua vita, dal suo animo sgorgassero “fiumi di acqua viva”: “A me fu cosa dolce perdonare” e “Nei nemici vedo i cari di speciale amore”!
La vita di don Francesco testimonia la vittoria di Cristo in lui e quando si lascia vincere il Signore nella propria vita queste sono le meraviglie che solo LUI può portare a compimento.
NB: Le testimonianze sono tratte Positio Super Virtutibus – PSV vol.I/1