Non poteva mancare, tra gli appuntamenti in preparazione alla festa del nostro padre Fondatore anche un’occasione di incontro con i laici, nella quale condividere uno dei tratti più significativi di don Francesco: la sua capacità di perdono. Suor Loredana, archivista del nostro Istituto, ripresentando alcuni tratti della vicenda del fallimento che hanno segnato la nascita dell’Istituto, ha saputo dare corpo a quell’espressione del beato F. Spinelli che ancora oggi interpella: “Il perdonare a me fu sempre cosa dolce”.
Guardando alla sua vita ed entrando nelle sue pieghe, si scopre infatti un’eccezionale capacità di perdono cesellata e curata come si cesella e si cura un’opera d’arte. Non poteva essere diversamente: chiamato a contemplare e a rivivere il mistero eucaristico non poteva non essere chiamato a vivere anche la dimensione del perdono in maniera somma!
Ecco di seguito uno stralcio dalla Conversazione Eucaristica n.15, poche righe che lasciano intravvedere la densità del cammino umano e spirituale di don F. Spinelli.
“… Anima mia, ammira il magnanimo esempio di pazienza e di caritatevole mansuetudine che ti presenta Gesù in questo suo ammirabile Sacramento: esempio da praticare e da imitare verso gli ingrati e gli offensori e verso tutti coloro che, da te molto amati e beneficati, ti contraccambiano con affronti, ingiurie, maldicenze, tradimenti, ed altri modi spiacevoli, prega per essi: offriti con Lui e come Lui in sacrificio all’Altissimo per la loro redenzione e salvezza! O mio Gesù, dammi grazia di saper approfittare di questa tua quotidiana lezione, di saperla e poterla praticare opportunamente nelle occasioni che mi si presenteranno; cioè, di far bene a chi mi farà del male, e di parlar bene di quelli che dicessero male di me, raccomandandoli tutti al Tuo Cuore amatissimo! Sì, il Tuo Cuore, Gesù mio, li saprà compatire e perdonare per me e meglio di me; come dalla Croce compatì, scusò e perdonò coloro che l’avrebbero squarciato.
Desidero che li benefichiate spiritualmente e corporalmente assai più di quanto lo possa fare io. Fin da adesso, o mio pazientissimo e mansuetissimo Signore, io te li raccomando. Benedicili con una benedizione che li illumini, li ravveda e li ravvivi nella tua grazia (CE 15)”.