Lo stile comunicativo della Chiesa
18 novembre 2017, Casa madre – Rivolta d’Adda
Papa Francesco in un’udienza speciale per il Giubileo dei lavoratori ha affermato che “le meraviglie della moderna tecnologia sono un dono di Dio che comporta una grande responsabilità ” e ancora:
«E-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire…».
Papa Francesco (50 esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali)
A partire da questo dato di fatto, un gruppetto di suore Adoratrici, alcuni Frati Minori, padri Monfortani e laici impegnati si sono ritrovati ad affrontare il tema scottante dei media/social nell’ambito della Chiesa con il desiderio di trovare risposte e chiarimenti a proposito del proprio servizio di evangelizzazione anche attraverso il mondo digitale.
Lo sguardo sul mondo e la Chiesa è stato preceduto da una mattinata intensa volta a cogliere lo stile comunicativo che appartiene alla Chiesa ancor prima che comparissero i media/social nelle nostre case e conventi. Una prospettiva, quella affrontata dal direttore della Direzione Teologico-Pastorale del Dicastero per le Comunicazioni sociali, Natasa Govekar, che ci ha colte “impreparate”. Prima delle notizie tecniche e degli esempi concreti del mondo d’oggi, infatti, la Dott. ssa Govekar ci ha prese per mano ed accompagnato, attraverso alcune immagini di opere artistiche sacre, a cogliere il primo criterio di discernimento per definire il nostro ruolo nel vasto campo dei social. Cosa vuol comunicare la Chiesa attraverso questi strumenti, come la Chiesa comunica, da dove la Chiesa apprende il suo stile comunicativo? “Non si tratta, infatti, solo di riparare una nave, ma si tratta di ricordare la meta a cui si tende ” ha sottolineato Natasa. “Evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio ”.
Chiediamoci, dunque, a cosa tendono i nostri innumerevoli sms di WhatsApp, i nostri post, il nostro stare sulla piazza digitale…
Lì dove ora ci troviamo c’è pure il nostro cuore, lì c’è cosa ci sta più a cuore…una bella occasione, dunque, per far prima chiarezza dentro di sé e poi riappropriarci della tecnologia.