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Un grande Papa che ha saputo mettersi in ginocchio

Il saluto a Benedetto XVI

Un uomo che ha cambiato la storia della Chiesa e della teologia, della conoscenza di Dio e della comunione in Dio. Un uomo che ha segnato un punto di non ritorno sulla vicenda umana del popolo di Dio.
Benedetto di nome e di fatto, dono di Dio alla Chiesa e all’umanità.
In quel lontano 19 aprile 2005, nel ricordo di chi c’era, è rimasta segnata nel cuore la folla silenziosa e inarrestabile di fedeli che dai quattro angoli accorrevano verso Piazza San Pietro, all’annuncio della fumata bianca. Un popolo curioso, ma soprattutto desideroso di accogliere il nuovo padre che lo spirito gli avrebbe donato. E, al sentire il suo nome, un applauso scrosciante gli ha dato il benvenuto.
Aveva chiuso l’epoca storica di Giovanni Paolo II con la memorabile umilia al suo funerale, aprendo quella finestra sul paradiso da cui il Papa appena defunto avrebbe continuato a custodire la sua Chiesa. Ed ha aperto il suo pontificato consegnando l’umiltà del vignaiolo, che ben sa che ciò che conta è ciò che viene da un Altro e lui ne è semplice servitore.
Tanti potrebbero dire che cosa Benedetto ha lasciato personalmente a ciascuno e alle varie Chiese. A noi come Adoratrici piace ricordare il debito mai pagato, della Giornata mondiale della Gioventù a Colonia. Fu lì, nell’agosto 2005, che Benedetto ha introdotto durante veglia sulla spianata di Marienfeld, davanti a centinaia di migliaia di giovani, l’adorazione eucaristica. Sui passi dei Magi anche egli si è inginocchiato e ha invitato i giovani di tutto il mondo a fare lo stesso. Chi c’era ricorda la fila davanti al grande tendone dove per tutta la notte a proseguito l’adorazione eucaristica: una fila di giovani innamorati e desiderosi di passare del tempo cuore a cuore con il loro Signore. Da allora la Chiesa giovane non ha più smesso di proporre l’adorazione eucaristica, come atteggiamento del cuore e della mente, come stile di un popolo giovane che riconosce la grandezza del suo Signore.
Così lo ricordiamo papa Benedetto, come un grande Papa che ha saputo mettersi in ginocchio. Grazie, Benedetto, per averci ridetto che “nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione” con Dio e con i fratelli. E lo stare in ginocchio davanti all’Eucaristia non finisce lì, ma “deve mostrarsi nella capacità del perdono. Deve manifestarsi nella sensibilità per le necessità dell’altro. Deve manifestarsi nella disponibilità a condividere. Deve manifestarsi nell’impegno per il prossimo, per quello vicino come per quello esternamente lontano, che però ci riguarda sempre da vicino”.
Parole che san Francesco Spinelli aveva detto un secolo prima. E che noi Adoratrici, nella semplicità del nostro essere, proviamo a vivere ogni giorno.

È possibile rileggere l’omelia alla Giornata mondiale della Gioventù a Colonia a questo link

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