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Ormai da alcuni anni, la Chiesa celebra nella terza domenica del tempo ordinario la Parola di Dio. La rimette al centro del suo cammino, la venera come presenza viva e operante dello Spirito in mezzo a noi, la ridona ai fedeli con la gioia di avere un tesoro antico e sempre nuovo a cui attingere.
Tanti i sussidi offerti per vivere bene questa domenica, primo fra tutti quello della CEI, scaricabile qui https://www.sobicain.org/wp-content/uploads/2022/11/SussidioDdP23_Web.pdf , ma oltre ai supporti cartacei ci piace pensare ai “sussidi umani”. E pensiamo in particolare a san Francesco Spinelli. Grande conoscitore e amante della Parola di Dio, ne ha fatto un caposaldo della sua spiritualità. La pregava, la studiava, la insegnava alle suore, e, soprattutto, la viveva. Tante sono le testimonianze che raccontano di lui come un uomo in cui le parole umane e le parole divine si mischiavano. E non si riusciva più a distinguere, nel suo parlare, quando ciò che diceva era un riferimento alla Bibbia, tanto gli era connaturale. Suor Adele Mondonico ricorda proprio che “le sue parole erano tutte di Dio”, tante erano impastate di Scrittura!

La testimonianza più bella del rapporto che san Francesco aveva con la Parola sono le Conversazioni Eucaristiche (CE). Questo piccolo libretto, in cui egli ha racchiuso i suoi dialoghi, le sue conversazioni con Gesù durante l’Eucaristia, sono infarcite di Parola di Dio. Quali sono i testi che don Francesco usa nelle CE? È presto detto: per 550 volte nei 32 testi delle CE padre Spinelli cita, in modo diretto o indiretto brani o espressioni della Scrittura. In particolare, per 191 volte cita i salmi, il libro biblico più citato. Potremmo dire che le CE sono quasi una lectio divina, in cui don Francesco parte da un versetto biblico, se ne lascia illuminare per leggere la sua vita, li ampia con altri versetti, ne approfondisce il senso, li trasforma in preghiera. E non è pensabile che il padre andasse all’adorazione con la bibbia sotto il braccio; ne aveva una versione molto grande, in più volumi, che era da studio più che da preghiera.
Se ne deduce che don Francesco probabilmente conosceva a memoria i testi che citava. E li sapeva perché li pregava nella recita del breviario. A quei tempi era più articolato, ricchissimo di testi salmodici e biblici. E lui li leggeva, li pregava, li ripeteva e li mandava a memoria, così che la liturgia diventasse un continuo ripetere a sé e a Dio durante la giornata le stesse espressioni pregate la recita delle Ore.
Una preghiera prolungata dunque, un ascolto continuo della Parola di Dio e il suo ruminarla durante il giorno hanno fatto sì che le parole di don Francesco divenissero un tutt’uno con la Parola. Di più, che quella Parola ascoltata e pregate si snodasse, inarrestabile, lungo tutto il corso delle sue giornate e della sua vita. Hanno reso vero anche per lui quanto scritto da Giovanni: «Vi annunciamo ciò che abbiamo veduto» (1Gv 1,3). Non con le parole, ma prima di tutto con una vita consegnata nell’adorazione a Dio e nel servizio ai più poveri tra i fratelli. Che poi è la sintesi di tutto il messaggio biblico.

Per saperne di più sulle Conversazioni Eucaristiche clicca qui:
https://www.suoreadoratrici.com/wordpress3/spazio-bibliografico/2015/06/20/nuove-conversazioni-eucaristiche/

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