19 Febbraio 2023
L’amore vuole essere ricambiato, l’amore sta male quando non è ricambiato. Questo è il compito dell’Adoratrice. Così predicava don Umberto durante la celebrazione del 19 febbraio, appena prima che la pronuncia delle formule di Professione giungesse a spalancare un nuovo tratto di strada verso l’adempimento di tale compito.
Eppure Signore, più passa il tempo, più si susseguono i “sì”, meno sembra di poterlo realmente ricambiare quell’amore. Troppa è la sproporzione. Troppo grande è il dono, troppo piccole e fragili noi. Che fare allora? Tirarsi indietro? Accampare scuse per non provarci nemmeno? Crogiolarsi nel “non ci riuscirò mai, non sono abbastanza brava”?
Certo la tentazione c’è. Sarebbe molto più facile stare di fronte a questa verità – perché di verità si tratta – piuttosto che misurarsi con l’incapacità di rispondere ad un amore che non desidera altro che la nostra realizzazione più profonda: la Santità. Ma tu Signore, come ogni volta, continui ad essere molto più furbo di noi, molto più scaltro: Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo, ricorda il Levitico nella Liturgia del giorno; Dio ha salvato il mondo attraverso la croce, dalla croce, prosegue don Umberto durante la sua omelia. “Lasciate che il mondo vi veda in tutta la vostra fragilità, in tutta la vostra impotenza, in tutto il vostro nulla, perché lì echeggia con forza la Santità più sublime” sembri dire a ciascuno di noi. Del resto lo sai meglio di noi che, da buoni esseri umani, la cosa che più ci caratterizza è la fallibilità, l’errore, il peccato. Ma ovunque è un uomo, ivi è un altare del Signore – continua don Umberto citando don Primo Mazzolari – e allora donaci di saperci inchinare di fronte a ciascun uomo e ciascuna donna, non come chi è schiacciato dal peso di incarichi sproporzionati, ma come chi ravvisando nell’altro il Cristo impara a compiere il suo atto di adorazione più vera.
suor Valentina