Sentire tutto in Dio

Gustate e vedete come è buono il Signore!

gusto sentirsi uno in Dio

Ci basta aprire il primo libro della Scrittura per renderci conto di quanto Dio ha impresso in ogni cosa creata la sua presenza, la sua potenza e il suo amore. Amore così grande perché tutto è stato creato per essere donato all’uomo, affidato alla sua custodia e alla sua cura. Un dono per l’uomo di ogni tempo e ogni spazio. Ogni cosa che scegliamo per la vita dell’altro è amore offerto.
E l’uomo davanti al creato sperimenta la fame: il suo senso del gusto non passa solo dalla bocca, ma attraversa la mente, la sua creatività, il suo modo di relazionarsi, il suo modo di cercare le cose e le persone. L’oggi di ciascuna persona si gioca in questo mondo e il mondo, di cui l’uomo si nutre, è l’amore di Dio fatto cibo. Esso infatti è donato, ma allo stesso tempo “preparato”, con la cura di chi dal nulla piano piano vuol dare una forma, una luce, dei confini. Vuole che tutto sia scandito da gusto sentirsi uno in Dioun tempo, il cui scorrere è caratterizzato da uno scopo. Permette che altri si avvicinino per “apparecchiare”, impastare, gustare ciò che a più mani ora prende forma. Il profumo che tutto questo inizia ad emanare inevitabilmente coinvolge tutti: non esclude chi non ha “messo del suo”, anzi spinge alla condivisione e al ringraziamento. Che bello quando attorno alla tavola di questo mondo sale dal cuore una preghiera a Dio Padre. Quel Dio al quale si chiede che resti a mensa con noi, al quale si chiede che il nostro mangiare sia compiuto alla sua presenza, per rendere questa azione, così necessaria alla nostra esistenza, un atto liturgico nel quale sperimentare la grazia della comunione.
La mensa dove si impara il sapore di ogni cosa è quella dell’Eucaristia.

“Mentre si mangia il pane eucaristico, si assaggia e si gusta l’amore di Dio in Gesù Cristo, l’amore che ci ha raggiunti in Lui e che riempie tutta la nostra persona. Quando i cristiani prendono i pasti a casa, non mangiano solo il cibo, ma tutto ciò che questo cibo contiene, cioè soprattutto l’amore, la carità di chi l’ha preparato. È l’Eucaristia l’ambito in cui il cristiano ha imparato che ciò che il palato nell’immediato assaggia non è tutto, ma che risveglia quel palato interno che fa gustare tutto ciò che una persona aggiunge al cibo” (cf. L’arte della vita, M. Rupnik).  È nell’Eucaristia che siamo tutti commensali di quell’unico pane che racchiude il senso di ogni gesto d’amore: morire per l’altro, perché l’altro abbia vita. Un unico pane, ma una moltitudine di fami e uno sconfinato spazio che le contiene. In questa liturgia la sua parola potente può trasfigurare persino il nostro senso del gusto, fino a farci esclamare “Gustate e vedete come è buono il Signore”.

gusto sentirsi uno in Dio

È un privilegio stare alla mensa di questo mondo, imparare ad ascoltare la fame dell’uomo che incontriamo ogni giorno o del quale sentiamo solo parlare e a sentirla anche dentro di noi. Sono gli altri, con la loro fame, ricchi, poveri, gioiosi, sfiduciati, innamorati, delusi, liberi,…che ci insegnano a riconoscere di cosa noi abbiamo fame. È un privilegio riconoscere il significato della nostra fame, riconoscere che anche Lui, il Signore della vita, fa parte della nostra fame, perché è impresso in ogni cosa, dalla montagna più alta, al segno più povero del pane che mangiamo.

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