La Bibbia è piena di profumo. Ce lo ricorda il Cantico dei Cantici, aroma che si spande è il tuo nome, o il Vangelo di Giovanni, solo per citarne uno, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Il profumo, per natura sua, si diffonde all’intorno e impregna di sé ogni cosa. Ha le caratteristiche dell’amore divino: non si trattiene ma si espande, è invisibile eppure sempre presente, ne basta qualche goccia per riempire un ambiente.
“Ma a che cosa serve una casa piena di profumo? Cosa ce ne facciamo? Che cosa cambia nella storia del mondo un vaso di profumo? Eppure la liturgia lo ricorda sulla soglia dei giorni assoluti: il profumo non è il pane, non è l’abito, non è necessario per vivere, è gioia, è un dono gratuito. È un di più, come il vino di Cana, il ‘di più’ indispensabile; il superfluo, necessario alla qualità della vita! Il profumo è una dichiarazione d’amore.” (Ermes Ronchi)
Ecco ciò che rende prezioso e speciale il profumo: la sua inutilità. Non serve a nulla, eppure circonda tutte le cose più belle della nostra vita. Basta pensare al primo appuntamento e al bagno nel profumo di lei e nel dopobarba di lui; oppure al ritorno a casa dopo una giornata pesante e al profumo della cena preparata per noi da chi ci ama; o, ancora, al profumo dei fiori freschi, o a quello del pane appena sfornato, e potremmo continuare la lista ancora a lungo.
Il profumo non è affatto necessario, eppure è ciò che ci avverte che lì sta avvenendo qualcosa di bello. Così funziona anche la vita nello Spirito.
L’olfatto spirituale allude anche al fiuto delle cose spirituali, cioè alla capacità di percepire il profumo divino (le virtù di Cristo, i doni dello Spirito) che è proporzionata alla maturità di coloro che lo respirano. La preghiera del cuore abilita ad avere un buon fiuto spirituale, una capacità intuitiva pratica nel prendere le decisioni migliori, nell’offrire consigli, nel cogliere la qualità spirituale di ambienti e persone con una certa simpatia o repulsione immediata del cuore.
Ma ancora…Quanti Santi nella devozione popolare ancora oggi sono legati a dei profumi. Basti pensare a Padre Pio, Santa Rita, Santa Teresa D’Avila…capaci di far percepire fragranze intense anche dopo la loro morte, tanto da rappresentare pienamente l’espressione “in odore di santità”.
San Paolo in una lettera ai Corinzi scrive: “Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono! (2 Cor 2, 14-15)”.
L’incontro con Cristo coinvolge tutti i sensi dell’uomo, ma chiede che essi siano trasfigurati: si tratta di cogliere la realtà «in Cristo». I sensi non sono aboliti, ma ordinati dalla fede, allenati dalla preghiera, innestati in Cristo, trasfigurati dallo Spirito santo. Lasciamo allora spazio al Signore che viene a prendere dimora in noi e accogliamo il suo invito che ancora oggi ci dice:
“non guardare come Giuda il prezzo del nardo, guarda l’amore di Maria;
non guardare come Giuda il mancato guadagno,
gusta il profumo che riempie la casa;
non guardare al costo dell’unguento, impara la generosità dell’amicizia.
Anche tu hai un vaso di nardo ed è la tua esistenza.
Giorno per giorno, ora per ora, goccia per goccia, come il profumo più caro,
impara a versarlo per qualcuno: un amico o povero, Dio o un amore.
Hai nardo di intelligenza, di tempo, cultura, affettività, denaro,
competenze, hai più di 300 denari di nardo,
rompi il vaso e versalo sul figlio dell’uomo.
Impara a bruciare in uno slancio tutti i tuoi patrimoni di calcoli e di tristezze.
E la tua casa si riempirà di profumo, ed esulterà il cuore di Dio.
E insieme a Lui esulteranno quanti sono seduti alla tua mensa,
o quanti ti incontrano”.
(Ermes Ronchi)